Di Nicola Noè.
Molto si conosce sui benefici agronomici che il prato apporta nelle comuni pratiche agricole e sull’impatto ambientale dei prati e dei pascoli negli ambienti naturali, mentre assai meno è noto circa le funzioni ecologiche in ambiente urbano di un tappeto erboso a destinazione ornamentale, ricreativa o sportiva. Viene infatti spesso considerato solo una piacevole massa verde che migliora l’aspetto dell’ambiente che ci circonda o che permette il regolare svolgimento di attività sportive (calcio, golf, ecc.). Se ciò è vero, vi sono altre funzioni che spesso vengono trascurati o che non sono conosciuti e che possono essere sintetizzati da un parere del Congresso degli USA che sancisce che “i tappeti erbosi nelle aree urbane e nelle comunità in genere, contribuiscono: a controllare le emissioni di anidride carbonica, a mitigare gli effetti heat island (isola di calore) degli aggregati urbani, a diminuire i consumi energetici ed, in ultima analisi, agli sforzi per ridurre la tendenza al surriscaldamento del pianeta”. In Italia si è fatto ben poco per determinare in termini quantitativi e scientifici questi effetti ed è perciò necessario attingere alle esperienze d’oltralpe e, soprattutto, alla nutrita sperimentazione americana in materia.
Il prato e l’aria
Molteplici sono le funzioni che un prato esplica sull’aria che lo circonda, dal controllo della temperatura all’assorbimento di gas tossici per l’uomo.
Si calcola che un prato ben mantenuto di 1000 m2 intorno ad una villetta ha l’effetto refrigerante di un impianto che produce 30 t di aria condizionata; una massa davvero notevole se si considera che mediamente un condizionatore di un’abitazione ha una capacità media di 4 t. Ciò permette di limitare l’uso degli impianti di condizionamento con conseguente riduzione dei consumi elettrici ed in ultima analisi di combustibile fossile che deve essere bruciato con rilascio di CO2 nell’atmosfera. L’abbassamento di temperatura è il risultato dell’azione congiunta di due fenomeni: da una parte la copertura erbosa assorbe energia radiante del sole e dall’altra libera nell’atmosfera vapore acqueo. Parte della radiazione solare viene infatti convertita in energia chimica per sostenere la crescita vegetale attraverso la fotosintesi, mentre con la evaporazione si assorbono calorie per trasformare l’acqua dallo stato liquido in vapore (500 cal per grammo di acqua). In una giornata calda e soleggiata, si calcola che un prato di 1000 m2 restituisce all’atmosfera per evaporazione qualcosa come 3300 litri di acqua. Il risultato è che la temperatura dell’aria sovrastante può essere, nel caso di copertura con prato, inferiore di 5°C rispetto al terreno nudo e di 15°C rispetto ad un marciapiede d’asfalto.
Il prato assolve anche alla funzione di depurazione dell’aria che ci circonda. Le piante, attraverso la fotosintesi, fissano la CO2 in composti organici e liberano O2. Un prato in un ambiente urbano, quindi, è in grado da una parte di catturare CO2 emessa dalla combustione di combustibili fossili (motori delle vetture o caldaie degli impianti di riscaldamento) e dall’altra di produrre ossigeno che, con una superficie di 15 m x 15 m, si calcola sia sufficiente per una famiglia di 4 persone. Nell’aria sono inoltre presenti sostanze che possono risultare tossiche per l’uomo. Ogni giorno milioni di tonnellate di sostanze inquinanti vengono diffuse nell’atmosfera da automobili, industrie, impianti di riscaldamento e di refrigerazione delle abitazioni. I composti tossici vengono trascinati a terra dalle piogge o semplicemente vi si depositano per gravità trovando un ambiente umido, aerato (ossidativo) e ricco di flora microbica. Il prato trattiene quindi queste sostanze, le dissolve in acqua e grazie ad una azione biologica e chimica le decompone in sostanze non tossiche. In questo modo il prato cattura grandi quantità di anidride solforosa, ozono, acido fluoridrico (componente del Freon) ed altri gas tossici presenti nell’atmosfera (come i temibili nitrati perossiacetilici). Un prato in buono stato di 1000 m2 può assorbire decine di chili di anidride solforosa in un anno mentre si calcola, ad esempio, che negli USA i prati catturano circa 12 milioni di tonnellate di polvere e sporcizia liberate annualmente nell’atmosfera.
Una cintura di prato verde attorno alle abitazioni, alle autostrade, alle industrie, è da considerarsi quindi come un’enorme impianto di depurazione.
Il prato e l’acqua
Il manto erboso svolge un preciso ruolo nella conservazione delle acque. Nel passato, il prato era stato indicato come uno dei maggiori (e comunque potenziale) inquinatori delle acque di falda. Studi condotti negli anni ’80, in Germania e USA in particolare, hanno viceversa dimostrato non solo come ciò non sia vero, ma che la copertura erbosa esplica una funzione favorevole nella protezione delle acque profonde.
La densa copertura vegetale, lo strato di feltro superficiale (o thatch) e il fitto apparato radicale fascicolato di un prato esercitano una notevole azione filtrante nei confronti delle acque dirette alle falde profonde (riserve dell’acqua potabile), trattenendo le sostanze in esse disciolte negli strati superficiali del suolo. Pericolosi inquinanti organici vengono in tal modo denaturati prima di raggiungere le falde ed i metalli pesanti vengono in parte assorbiti dalle radici e concentrati nella porzione epigea (foglie e steli) e quindi rimossi con la risulta dei tagli.
Vi è poi un aspetto particolare da considerare, ma assai importante negli ambienti urbani o nelle vicinanze di strade ed autostrade. L’acqua che scorre sull’asfalto raccoglie varie sostanze inquinanti trascinandole spesso nei corsi d’acqua; il prato, impedendone lo scorrimento superficiale, costringe le acque ad approfondirsi nel suolo e gli inquinanti vengono così trattenuti e degradati.
Una ulteriore funzione della copertura erbosa riguarda l’acidità delle acque piovane. L’elevata acidità delle piogge viene ridotta fino a 10 volte quando attraversa un prato; questo processo di neutralizzazione può essere ulteriormente favorito spargendo calce sui prati.
Il prato e il suolo
Il prato è in grado di svolgere un ruolo molto importante per la salvaguardia di una risorsa non rinnovabile quale è il suolo. Il progressivo depauperamento e insterilimento dei terreni sia agricoli che destinati ad aree ricreative (parchi, giardini urbani, etc.), nonché la sistematica asportazione da parte degli agenti meteorici degli strati superficiali più fertili nei terreni in declivio, richiedono una riflessione sulle modalità di gestione della risorsa suolo.
Nelle aree urbane o suburbane in particolare, il terreno nudo amplifica gli effetti negativi del calpestio (traffic), dello scorrimento superficiale delle acque, dell’accumulo di metalli pesanti sulla superficie.
Il tappeto erboso si propone, ad esempio, come una soluzione economica per controllare l’erosione provocata dalle acque o dal vento e quindi come mezzo per garantire una rapida stabilizzazione in aree soggette ad erosione superficiale.
Un prato fitto e sano assorbe infatti fino a sei volte la quantità di pioggia rispetto ad una uguale superficie coltivata a grano, riducendo così lo scorrimento superficiale.
Oltre ad una azione meccanica, il prato svolge funzioni di carattere chimico nei confronti del suolo. La presenza di abbondante sostanza organica e di ossigeno negli strati superficiali del suolo, favorisce la proliferazione della flora microbica e i processi ossidativi. Pericolosi inquinanti organici e inorganici (tra i quali anche fertilizzanti e fitofarmaci) vengono denaturati e quindi non vengono accumulati negli strati superficiali.
Il prato contribuisce inoltre ad arricchire di sostanza organica il terreno: l’abbondante apparato radicale, il feltro e eventualmente lo sfalcio lasciato in situ costituiscono un importante apporto organico. L’eventuale depauperamento di elementi minerali asportati con lo sfalcio è facilmente reintegrabile con adeguate concimazioni.
Nei casi di interventi di recupero ambientale in cui si è in presenza di terreni nudi o suoli poveri, di riporto o in scarpata, è opportuno seminare il prato e dare così avvio all’opera di ripristino della fertilità anche ricorrendo alla pratica agronomica del sovescio. Le essenze prative, che formano in breve una imponente massa verde, vengono allora incorporate al terreno mediante una leggera aratura con il risultato di immettere sostanza organica, intensificare l’attività microbica, aumentare la temperatura del terreno (attraverso le fermentazioni) e la capacità di ritenzione idrica. La sostanza organica, agendo poi come regolatore del chimismo colloidale del terreno, permette al terreno di raggiungere il giusto grado di flocculazione essenziale per il miglioramento della struttura: terreni troppo sciolti acquistano in coerenza mentre viene temperata la tenacità di terreni troppo compatti, impermeabili all’acqua ed all’aria.
Il prato e l’uomo
Vi sono poi una serie di benefici che il prato apporta che, seppur difficilmente quantificabili, non per questo sono meno importanti. Un prato intorno ad una abitazione, grazie alle sue proprietà anti-stress e ludiche, migliora la qualità della vita e del tempo libero in particolare. Il prato diviene una estensione della casa, una sorta di camera all’aperto che svolge quindi una importante funzione sociale in particolare durante la bella stagione. Riducendo infatti la temperatura e l’effetto abbacinante del pieno sole, filtrando odori e rumori, assorbendo CO2 e rilasciando ossigeno, il prato crea un ambiente salutare ed una superficie soffice e pulita per bambini, per giochi all’aperto e per ritrovi.
Il prato, in concorso con gli altri elementi del verde, contribuisce alla salvaguardia della salute fisica e mentale. E’ stato dimostrato, ad esempio, che i pazienti recuperano più rapidamente in ospedali inseriti in ambienti paesaggisticamente attraenti piuttosto che in ospedali costretti dai muri di edifici adiacenti. Vi è poi una riduzione dell’inquinamento acustico, poiché il prato contribuisce, assieme ad altre consociazioni vegetali, ad attenuare i rumori del 20-30% (e, non da ultimo, incoraggia la presenza di suoni piacevoli, come il canto degli uccelli).
Il prato aiuta poi a controllare gli stati allergici in due modi: dove non ci sono prati, crescono le malerbe che producono il polline, mentre un prato ben rasato, non fiorendo, non produce pollini; secondo, il prato agisce come una spugna che cattura e quindi elimina dall’atmosfera il pulviscolo atmosferico, pollini e spore.
Da ultimo, i prati ben mantenuti offrono una barriera alla diffusione degli incendi.
Il prato e gli animali
Una equilibrata presenza di prato e di piante, incoraggia la presenza di una fauna “selvatica”, in grado di colonizzare ambienti antropizzati. Fornisce, ad esempio, una riserva di alimento per gli uccelli, che vi trovano una ricca fonte di insetti, vermi ed altro cibo.
I prati assolvono inoltre una importante funzione sociale per quanto riguarda il problema degli animali domestici negli ambienti urbani, e dei cani in particolare. Ampie distese di prato permettono a questi animali di vivere meglio e di espletare in modo “più pulito” le loro funzioni fisiologiche: le urine vengono infatti immediatamente assorbite dal suolo soffice e le feci sono più rapidamente degradate e trasformate.
Questo lavoro è stato pubblicato nella sua versione completa sulla rivista ACER nel 1994.
http://www.ilverdeeditoriale.com/acer_categorie.aspx
Da questo articolo (senza accordo con l’autore, ndr) venne prodotta una vasta campagna pubblicitaria da parte di una nota azienda che apparve, tra gli altri, sui quotidiani nazionali Il Corriere della Sera e La Repubblica e sulla rivista Gardenia.